NICOLA GRATTERI: L’UOMO

 

NICOLA GRATTERI: L'UOMO

 

INTERVISTA ESCLUSIVA PER MADRETERRA MAGAZINE PALMI

 

 

 

Amato dalla gente, odiato dai criminali, spesso osteggiato nel suo stesso ambiente di lavoro: Nicola Gratteri è uno dei magistrati più famosi d’Italia. Calabrese, vive a Gerace, splendida città dell’area ionica. Oggi è procuratore distrettuale di Catanzaro, è stato in precedenza giudice istruttore e pubblico ministero a Locri e poi procuratore aggiunto antimafia di Reggio Calabria. E’ un uomo “scomodo”, abituato  a dire sempre come la pensa, scansando le ipocrisie e il politicamente corretto. Quando ha del tempo libero si rifugia nella piantumazione di alberi, ortaggi, piante: ama molto la natura e la coltivazione del piccolo terreno che ha attorno a casa, lo rilassa più d’una vacanza in sfarzose località alla moda d’Italia e d’Europa.
Gratteri ama Palmi dove più volte in questi anni è intervenuto a convegni e presentazioni di libri. A dire il vero lui adora tutta la nostra regione e non è difficile sorprenderlo mentre guarda rapito i tramonti sul mare o le cime innevate delle montagne aspromontane e silane.
Ma com’è quest’uomo dai modi decisi, apparentemente burbero che conduce una vita blindatissima? Qual ‘è il suo rapporto con la religione, con la morte, con la paura, con le povertà e quali sono i suoi autori ed i personaggi preferiti?
Grazie alla intervista che ci ha concesso scopriamo tutti questi suoi sconosciuti aspetti. Le cose che ci ha detto lo rivelano come uomo prim’ancora che magistrato.

Partiamo da una domanda letteraria: qual è il libro che ha amato più di tutti?
«“Todo modo” di Leonardo Sciascia»

E lo scrittore calabrese che ha apprezzato di più?
«Corrado Alvaro»

E c’è un personaggio della storia moderna che più l’ha affascinato rispetto agli altri?
«Nelson Mandela»

Lei ha scelto in tutti questi anni di rimanere sempre in Calabria, perchè?
«Sono rimasto in Calabria perché ho sempre pensato e sognato, con il sostegno di tutte le persone perbene, di poter cambiare il destino di questa terra. Nel mio piccolo ho sempre sognato di poter contribuire a fare il possibile perché un giorno si possa finalmente dire che la priorità in Calabria non è la ‘ndrangheta che toglie la libertà, controlla il battito cardiaco e soffoca la regione.»

La sua è una vita molto sacrificata, interrotta solo da interventi in convegni pubblici o nelle scuole per parlare agli studenti. Ma qual è il suo rapporto con la paura e con la morte?
«La paura va addomesticata. Bisogna allenarsi a non lasciarsi andare. Bisogna ragionare con la morte, capire se quello che stiamo facendo vale la pena di farlo.  Non ha senso vivere da vigliacchi, io sono perfettamente cosciente del rischio e della sovraesposizione soprattutto in certi momenti, specialmente come quello di ora. Epperò io non riuscirei a vivere in un altro posto sapendo che sono andato via per codardia. La paura ce l’hai quando noti un movimento strano, una macchina che non dovrebbe trovarsi lì... Ecco ci sono momenti in cui sento forte il timore e la lingua, per reazione, mi diventa amara. Ma non mollo, penso a tutto quello che bisogna fare e vado avanti».

Qual è il suo rapporto con la fede: crede in Dio?
«Ciascuno è credente a modo proprio e si modella un credo. Tutti sperano che ci sia un aldilà e che quanto vissuto nellla esistenza terrena non finisca per sempre. Durante la tua vita terrena pensi perciò di fare tutto quello che è possibile per fare stare bene gli altri, la comunità in cui vivi. Pensi di pareggiare i conti con il peccato e di autoassolverti considerando proprio che dai un pezzo della tua vita agli altri. Pensare che ci sia un aldilà ci dà la forza di affrontare le difficoltà del presente»

Ma lei prega?
«Prego non come si prega in modo rituale. Io vorrei che tutte le persone che stanno male, stessero meglio di me, avessero più soldi di me, non avessero malattie. Penso a quelli che vanno in vacanza nei grandi resort bellissimi ed esotici e non si rendono conto, per esempio, che il costo d’un caffè sorbito al mattino corrisponde alla paga di una settimana di quelli che magari lavorano fuori dal resort tagliando tutto il giorno canna da zucchero. Io non riesco a vedere la sofferenza degli altri, io vorrei che tutti stessero meglio di me. E allora spero, prego, sogno... e cero di aiutare tutte le persone che posso aiutare. Perchè possano avere una vita migliore con meno sofferenze. E’ questo è il centro della mia vita e del mio lavoro.»

Lei vive blindato: le manca la libertà?
«Io sono un uomo molto libero mentalmente. La gente mi dice: ma lei non va al mare, non val al cinema... Certo, ma questo è necessario se credi in un obiettivo, in un progetto. Sei capace di stare anche dieci anni sotto una pietra. L’importante è che tu sia convinto che ciò che fai serva veramente. Si, mi piacerebbe andare in bicicletta, andare in motocicletta, mi manca molto però... bisogna pensare ad un obiettivo molto più alto: riuscire a risolvere il dramma di un commerciante usurato; riuscire a risolvere i problemi di una persona che ogni mattina subisce le vessazioni e lo sfottò d’un capomafia; riuscire a risolvere il problema dell’imprenditore agricolo che ogni anno subisce taglieggiamenti; o il problema della povera vedova del monte Poro o della Sila che subisce le prepotenze del mafiosetto del paese... non ha prezzo, val la pena rinunciare alla libertà fisica per ottenere questi risultati. Che m’importa di non poter andare al mare, di non poter frequentare il lido, di non andare in vacanza... non è niente rispetto alla gratificazione e all’importanza di risolvere il dramma di quella vecchietta e delle persone di cui ho parlato»

Lei ha due zii preti: qual è l’idea che sì ‘è fatto della Chiesa in questi ultimi anni: cosa è cambiato?
«La Chiesa in Calabria ha fatto passi da gigante, c’è molta più trasparenza e molta più linearità nei comportamenti di molti vescovi e di tantissimi preti. Stanno lavorando tanto sul campo.»

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