AHIME’, POVERA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO, ORMAI NAVE SENZA NOCCHIERE

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La città LEGO

Italian outgoing Premier Giuseppe Conte hands over the cabinet minister bell to new Premier Mario Draghi, during the handover ceremony at Chigi Palace Premier's office, in Rome, Saturday, Feb. 13, 2021. (AP Photo/Andrew Medichini)

AHIME', POVERA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO, ORMAI NAVE SENZA NOCCHIERE

di Ugo Squillace

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LA DANZA DELLA VITA di la Redazione 
ALAN LOMAX di Federica Legato
LA TORRE SARACENA di Eugenio Crea
IL SANTO CONTESO - SAN ROCCO PALMI di Giuseppe Cricrì

 

Questo l’iniziale verso 76 del VI canto del Purgatorio di Dante che oggi ci ritorna in mente nel momento in cui riflettiamo su quanto sta accadendo nel nostro Paese succube di un potere politico inaffidabile e di una pandemia inaspettata dovuta al covid 19.
L’emergenza sanitaria ha rappresentato il sorgere di problemi fra dialettica politica, autorità locali e regionali, libertà, esigenze personali alterando ed incidendo in modo evidente sui diritti fondamentali del cittadino. Potere politico che, sottoposto a pressioni di ordine sanitario, sociale ed economico si è visto costretto, in modo discontinuo, ad attuare e prendere decisioni unilateralmente minando con esse il principio proprio della nostra democrazia liberale. La comparsa di questo maledetto virus ha portato il nostro governo nazionale ad alterare e portare all’esasperazione problematiche ricadenti sulla sfera di autonomia dei singoli cittadini. Cittadini che si sono visti privati di qualsiasi strumento di opposizione e reazione verso quelle decisioni che venivano prese di volta in volta trasformando il nostro paese in colori ora rosso ora giallo ora arancione. Si è evidenziato ora più che mai quanto la nostra politica sia non pienamente capace a mostrarsi compatta a combattere un nemico anche quando questo è rappresentato da un agente virale. Si è così vista una realtà in cui i diritti e la libertà sono stati resi privi delle garanzie istituzionali e giurisdizionali proprio perché la politica, fra varie beghe interpersonali e contrapposizioni politiche, ha dimostrato giorno dopo giorno un modo di agire che nulla ha a che fare col senso di giustizia e libertà anche di fronte a problemi seri ed inaspettati. Da ogni parte del nostro paese si è alzato il grido di dolore, di disperazione, di quella gente che dall’oggi al domani si è trovata senza lavoro, senza poter continuare la propria attività lavorativa, conquistata col proprio sudore, senza più garantire una entrata mensile ai propri familiari, mentre in televisione i nostri politici parlavano dell’esistenza di miliardi di euro senza che in molte famiglia fosse arrivato nemmeno un euro. Da ogni parte si voleva far capire che libertà e democrazia, simbolo del nostro paese, vogliono significare che nessuno debba essere sottoposto a leggi o norme che non abbia concorso a condividere, approvare al fine di non subire prepotenze non giustificate qualunque sia il fine o la causa.
Se si fossero, fin dall’inizio della comparsa del virus, chiusi immediatamente i confini del nostro paese impedendo a chiunque di entrarvi, se si fossero chiuse le prime regioni ove il contagio era presente ed evidente, quasi sicuramente si sarebbero evitate vittime innocenti, si sarebbero evitate fratture e disfunzioni in campo istituzionale. Si sarebbero sicuramente realizzate e messe in atto azioni degne di un popolo che pur comprendendo le difficoltà e la pericolosità del virus avrebbe, come si è trovato a fare, preso tutte le precauzioni per proteggersi pur continuando a svolgere il proprio lavoro senza creare problemi alla propria economia familiare, pur non impedendo ai propri figli di continuare a frequentare la scuola e l’università. Certo è ben risaputo che in qualsiasi stato civile esistono delle predisposizioni genetiche proprie delle democrazie che finiscono con l’esporre la nazione a tensioni economiche e sociali. E’ ormai evidente che il nostro paese, impoverito e con scarse prospettive economiche e sociali, con una evidente sfiducia nei confronti di una classe politica sempre meno vicina ai cittadini, alle famiglie, ai lavoratori, ai giovani ed agli anziani, deve trovare la forza anche attraverso l’azione autoritaria del Presidente della Repubblica di trovare una unità politica il cui solo intento è rappresentato dalla fusione dei problemi legati alla protezione dello stato di salute dei cittadini e dall’esigenza di riprendere a lavorare in piena libertà, a continuare a frequentare le scuole e le università senza togliere ai ragazzi quella esigenza di fraternizzare, apprendere, crearsi un futuro.
La questione meridionale, da secoli questione economica, è diventata in questo momento, anche grave questione sanitaria. Il divario col resto del paese è evidente anche se è innegabile che esistono, e sono sempre esistite, realtà di eccellenza nel mondo sanitario in grado di competere con le strutture del centro-nord. Oggi più che mai la pandemia da covid 19 ha messo in evidenza l’incredibile balletto tra responsabilità diverse, dalla politica alla sanità, danneggiando in maniera evidente l’immagine della nostra Regione. Regione ove la salute dei cittadini non è stata mai tutelata non solo a livello ospedaliero ma anche e soprattutto a livello del territorio, divenendo oserei dire espressione di Bancomat per quei gruppi quanto mai affamati di potere e denaro. Gli svariati miliardi di euro dei Recovery Fund Europei avrebbero dovuto e potuto aiutare la nostra Sanità per poter effettuare quegli interventi di ammodernamento delle strutture ospedaliere, delle apparecchiature soprattutto diagnostiche e della sostituzione dei sanitari ospedalieri andati in pensione. Invece si è pensato solo a lasciare chiuse strutture ospedaliere indispensabili per le cure dei malati, a lasciare solo ed abbandonato il personale sanitario, ora acclamato eroe e, subito dopo, criticato per non essere stato in grado di continuare a svolgere il proprio lavoro con sicurezza e serenità. Solo in questo modo la questione meridionale si potrebbe affrontare in maniera seria ed adeguata rispondendo a pieno alle esigenze della popolazione. I cittadini calabresi vogliono risvegliare le coscienze dei legislatori al fine di ottenere non una elemosina quanto piuttosto una adeguata considerazione economica alle esigenze della sanità calabrese che per anni ha visto, senza poter per nulla opporsi, scelte politiche quanto mai discutibili e scellerate. La pandemia ha messo in crisi, soprattutto nella nostra regione, una organizzazione della sanità ospedalocentrica obbligando a modificare l’attività organizzativa dei reparti ospedalieri e sentendo la necessità, oggi più che mai, di valorizzare finalmente la medicina di iniziativa e di prossimità che pone al centro il paziente ed i suoi bisogni di salute con un forte ruolo della medicina territoriale e della prevenzione. Purtroppo la pandemia ha trovato una sanità, in Calabria, sfiancata da un Commissariamento più che decennale governato da funzionari impegnati più ad un risanamento finanziario, purtroppo, mai raggiunto, che ad un adeguamento della rete ospedaliera alle esigenze dei pazienti, ad un ricambio preventivato di personale sanitario, ad un aggiornamento delle apparecchiature diagnostiche, spesso ormai obsolete.
All’inizio della fase 2, aveva detto il Premier Conte, “La storia ci giudicherà sul modo in cui stiamo lavorando per combattere questa pandemia”, respingendo gli attacchi del centrodestra in parlamento pur sapendo bene che l’esecutivo dava già segni di destabilizzazione. La crisi politica messa in atto da Matteo Renzi ha evidenziato, come Salvini ha poi affermato il mancato appoggio alla maggioranza, mentre M5S ed Italia Viva aprivano ad un governo istituzionale e/o politico ma non con mandato esplorativo a Conte al contrario di quanto sostenuto dal PD che insisteva sul premier dimissionario. Intanto da più parti, qualora non si andasse al voto, si è evidenziata la necessità di valutare col massimo rispetto ogni decisione che spetta costituzionalmente al Capo dello Stato. Giorni difficili per il nostro Presidente Mattarella. Giorni durante i quali ciascuno di noi si è posto la domanda se tra i partiti che governano da tempo non vi sia un nome politico che sia più autorevole degli altri che sia in grado di far uscire da questa crisi politico-sanitaria il nostro paese.
In realtà un nome importante c’era ed era quello dell’ex banchiere della Bce, Mario Draghi, uomo di grande cultura e, soprattutto, grande conoscitore della politica italiana ed europea. Così a Lui il nostro Presidente Mattarella si è rivolto affidandogli il compito di presentare, sciolta la riserva, la nuova squadra dei Ministri, otto donne e quindici uomini, con la quale combattere quella crisi caduta nel momento meno opportuno in piena pandemia ed alla vigilia della scadenza europea sul Recovery plan che avrebbe rappresentato il nostro paese sulla scena europea come inaffidabile ed in crisi. Oggi il cittadino italiano chiede che siano risolti i problemi politici ma soprattutto che si cerchi di uscire al più presto da questo stato di crisi sanitaria apportata dal covid 19 contro il quale l’unico modo di vincere è quello di vaccinare la popolazione il più presto possibile. Solo così si potrà riacquistare la propria libertà, si potrà uscire liberamente senza pericolo alcuno, si potrà tornare a lavorare, si potrà soprattutto riconquistare quei rapporti umani di affetto, amore, amicizia creato da ciascuno di noi nel tempo verso i propri cari ed i propri amici. Se una cosa ci ha insegnato questa pandemia è quanto valore abbiano la libertà, l’amore per il prossimo, l’esigenza di ciascuno di noi di dare ad essi il giusto valore e non privarsene mai per nessun motivo.

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